Le Regioni pagano il revisore per approvare i bilanci. Il governo studia una stretta. Indagano Corte dei Conti e pm calabresi

paolo russo 19 NOVEMBRE 2019

Oltre 100 milioni di euro in un decennio dispensati dalle regioni al colosso delle revisioni dei conti Kpmg, dove il controllore dei bilanci sanitari regionali finisce per essere lautamente pagato dal controllato, per funzioni che potrebbero essere svolte da Ministero dell’Economia e Agenas, l’Agenzia pubblica per i servizi sanitari regionali. Nelle regioni in piano di rientro per i deficit sanitari le cose vanno così, in barba alla trasparenza di verifiche contabili e del rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Lea). Compito anche questo affidato a Kpmg e altri advisor.

E che le cose non filino del tutto lisce lo dimostra il fascicolo aperto dalla Corte dei Conti e l’inchiesta della Procura di Reggio Calabria sul pagamento di doppie fatture a una clinica privata, nonostante i calabresi dal 2009 paghino 4 milioni l’anno alla multinazionale per tenere sott’occhio i conti. L’ultimo contratto stipulato dalla Consip con Kpmg e la Bocconi per affiancare le regioni sui conti sanitari e il rispetto dei Lea è del giugno dello scorso anno. Vale più di 13 milioni e interessa Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise e Sicilia, mentre il Piemonte ha stipulato un suo contratto a fine 2017 del valore di circa 6 milioni. Appalti che si susseguono in realtà da 10 anni per un valore complessivo che secondo Agenas supera i 100 milioni.

Ora però a volerci vedere chiaro è il vice ministro della Salute, il M5s Pierpaolo Sileri. «Il ricorso alle società di consulenza da eccezionale è diventato la regola, senza peraltro che, come dimostrano gli anni trascorsi, ci sia stato un trasferimento di competenze e di know how verso le amministrazioni regionali in difficoltà». Un compito “formativo” che era invece previsto sin dal primo contratto, ma evidentemente mai svolto, visto che si è proceduto di rinnovo in rinnovo. «Peccato -ricorda Sileri- che nel frattempo sia avvenuto uno sviluppo esponenziale delle attribuzioni conferite agli enti vigilati e in particolare all’Agenas, grazie ad una iniziativa legislativa da me promossa, che ne ha riconosciuto il primato nello svolgimento del monitoraggio, anche preventivo, dell’andamento dei servizi sanitari». Una funzione stabilita dall’articolo 513 della legge di bilancio dello scorso anno e che, come ricorda il direttore di Agenas, Francesco Bevere, «ha consentito di far crescere di 100 unità l’organico dell’Agenzia. La nostra – continua Bevere- è invece un’azione di sostegno che, a differenza dell’approccio consulenziale, ha anche l’obiettivo di rendere autonome le organizzazioni sanitarie». Che qualcuno evidentemente non ha interesse a centrare.

Anche se ora il vice ministro Sileri dichiara di «voler perseguire un percorso di internalizzazione dell’attività volte a garantire la tutela del diritto alla salute, anche in un’ottica di trasparenza. Nella convinzione che soltanto l’istituzione pubblica può salvaguardare l’integrità del sistema attraverso azioni di sostegno non onerose, che mirino a rendere autonomi i livelli di governance regionali». Soprattutto riguardo il monitoraggio dei Lea, «visto che non mi risulta gli advisor abbiano ne possano avere competenze al riguardo”». Da qui la proposta di spostare almeno parte delle risorse dai consulenti esterni «alle Agenzie vigilate dal Ministero della salute, che possono svolgere i medesimi compiti». Un’idea che potrebbe a breve essere messa nero su bianco in un emendamento al bilancio.

L’articolo è stato pubblicato dal Secolo XIX a questo link